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  • DATA: 29-06-2020
  • LUOGO: Milano

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Marco e la sua vita con i poveri e Opera San Francesco

Marco è una persona energica, un uomo “grande e grosso” con un sorriso sempre stampato sulla faccia. L’ho conosciuto a scuola, entrambi stiamo studiando per diventare counselor con Aspic Milano. Quando si frequenta una scuola di counseling si ha ben chiaro nella testa che si vuole studiare e crescere per mettersi al servizio degli altri, ma quella di Marco è una scelta abbastanza radicale.

In questo anno e mezzo che ci conosciamo ha cambiato più lavori, ha fondato un’associazione di teatro (Officine Teatrali – Scuola dei Mestieri dello Spettacolo), comprato casa e vissuto il periodo del Coronavirus lavorando 13 o 14 ore al giorno per 4 mesi di fila. Marco lavora con i poveri e da gennaio 2020, dopo anni da volontario, ha iniziato a lavorare per Opera San Francesco a Milano come responsabile dei volontari.

La sua è una vita dedicata al sociale, Marco asseconda quella che è la sua vocazione con entusiasmo, attraversa le difficoltà e come accade per “chi ci crede davvero”, mette da parte la stanchezza, la paura, la frustrazione delle situazioni estreme che vede e che vive ricorrendo alla sua grinta e al suo coraggio, e proprio in quei momenti in cui riconosce di essere fragile chiede aiuto, il che lo rende ai miei occhi un “grande uomo”, anche nello spirito.

Marco 1

Opera San Francesco

Opera San Francesco è una realtà che esiste dal 1959 ed è stata fondata dai Frati Cappuccini in zona Porta Venezia grazie al contributo iniziale dell’imprenditore Emilio Grignani (vi ricordate il vicks vaporub?) che viveva proprio di fronte al convento dei frati e li guardava ogni giorno distribuire un pasto caldo ai poveri che si mettevano in coda.

E’ una realtà importante a Milano e con gli anni oltre alla mensa si è aggiunto il servizio docce, tutta una serie di servizi sociali e sono stati inaugurati altri centri in altri punti della città che includono anche un Poliambulatorio e un centro raccolta. Ogni giorno almeno 3000 persone passano per le mense e gli ambulatori e tutto questo è possibile grazie al lavoro dei volontari – 1100 al momento su Milano – che offrono il loro servizio su turni settimanali di 3 ore.

Marco prima del covid era riuscito a incontrarne circa 750 in piccoli gruppi da 10, in realtà come queste l’apporto gratuito delle persone è fondamentale, altrimenti non riuscirebbero a esistere e a funzionare. Ogni servizio è alimentato dalla “forza lavoro” di chi si mette col cuore a disposizione.

L’emergenza coronavirus

Con l’emergenza coronavirus si è verificata una situazione fuori dal normale: i frati si sono ammalati ed erano chiusi in convento, con le procedure di lockdown i volontari sono diminuiti da 1100 a 150, ma il numero dei poveri è aumentato. Nuovi inidividui e famiglie si sono ritrovati in strada e, di fatto, i poveri erano gli unici a girare per le strade di Milano.

Marco allora ha prestato il suo servizio a 360°, soprattutto nel reparto docce. Tutti i poveri hanno una tessera valida per la prima volta 3 mesi e poi da rinnovare di mese in mese. Possono accedere alle docce una volta a settimana e ai pasti giornalmente. Tutti i momenti di condivisione, come la mensa, sono stati forzatamente sospesi: i pasti venivano distribuiti “al sacco” per il divieto di aggregazione, assieme alle mascherine.

L’unico momento di condivisione è rimasto quello delle docce. Non solo i poveri possono lavarsi e gli viene fornito tutto il necessario per farlo, ma – grazie al lavoro del centro raccolta – possono avere vestiti e scarpe nuovi o in buono stato. Nella sala di attesa si scambiano parole ed esperienze e si arriva al lato tragico ma quanto mai umano delle persone che vivono ai margini, letteralmente sulla strada.

opera 1

La paura e l’ascolto

Nel momento clou dell’emergenza, Marco ha vissuto dei momenti di paura. Stava parlando con un ragazzo, poco prima aveva litigato con un altro e si stava giusto calmando. All’improvviso quest’altro con in mano un coltello è piombato sul suo interlocutore e in una frazione di secondo l’ha sfregiato dalla tempia alla gola e poi è scappato, lasciando Marco nell’incredulità più totale. Sangue dappertutto, momenti di panico, Marco ha subito reagito tamponando le ferite con un altro collega della sicurezza e ha chiamato ambulanza e carabinieri.

Marco era sotto shock, ma le cose da fare erano tante. Per fortuna la vittima dell’aggressione non era in pericolo di vita, ancora pochi centimetri e il taglio avrebbe potuto recidere l’arteria. Quando la sera Marco si è seduto in macchina per tornare a casa, l’adrenalina della giornata è scesa e la paura ha preso il sopravvento. Ed ecco che però Marco ha chiesto aiuto alle nostre docenti Alessia e Anca che lo hanno supportato, gli sono state vicino in modo attento e professionale. In questi lavori il burn out è dietro l’angolo, ma Marco ha riconosciuto il pericolo e ha cercato alleati.

Da questa richiesta di aiuto è nato un progetto interno con Aspic per l’ascolto dei volontari che sono in prima linea coi poveri e che portano un carico emotivo non indifferente. Qui torna importante la tematica già messa in evidenza nella storia di Massimo Buratti di “prendersi cura di chi cura”, aspetto fondamentale in ogni professione di aiuto.

Aspic opera san francesco

Le persone

Le persone che vivono in strada sono proprietarie di poche cose spesso racoclte in una busta di plastica o in una valigia. I primi per nazionalità a frequentare le strutture di Opera San Francesco a Milano sono peruviani e al secondo posto ci sono gli italiani.

Con l’emergenza coronavirus molti si sono trovati a perdere i lavori precari che avevano e a non poter più pagare l’affitto. Hanno quindi fatto una borsa raccogliendo poche cose e sono andati in strada. Sarebbe bello raccogliere alcune delle loro storie e forse con Marco riusciremo a portarle alla luce e a farvele conoscere.

Di certo dopo essere stata con Marco e aver girato con lui per Opera, mi sono resa conto più che mai di quante persone – anche quelle che incontrando per strada non immaginerei – in realtà vivono in povertà e hanno bisogno di una mano tesa, di un supporto e, a volte, di uno sguardo privo di giudizio.

Dentro a ogni persona si cela una storia, una fatica, un trauma, più traumi. Accogliere con un sorriso è la cosa più umana che possiamo fare e, poi, darci da fare per il loro reinserimento nella società. Uno dei prossimi progetti di Opera è proprio un centro diurno per fare formazione e ascoltare in uno spazio adeguato le necessità degli “ultimi”, grazie Marco per avermi portata nel tuo mondo.

Puoi candidarti per essere volontario scrivendo a segreteria.volontari@operasanfrancesco.it – c’è anche un Gruppo Giovani 18-25!

 

Opera 5 mensa
Opera 2
Opera 3