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  • DATA: 24-10-2022
  • LUOGO: Regno Unito

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Regno Unito

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Trasferirsi nel Regno Unito della Brexit, burocrazia e visti

di Elisingiro

Se vuoi trasferirti in Gran Bretagna devi già avere un contratto di lavoro firmato. Sarà quindi il datore di lavoro a sponsorizzare il visto. È la Brexit, baby. Devi dimostrare che il tuo datore di lavoro sia stato approvato dall’Home Office e che ti verrà pagato un salario minimo (a seconda del tipo di lavoro). Ho provato a fare qualche colloquio, giusto per capire che aria tirava, anch’io con la prestigiosa Università. E poi arrivava la domanda: ce l’hai il visto? Ancora no. E allora ciao (molto più polite ovviamente). Tuttavia, non basta avere un contratto di lavoro già firmato. Devi dimostrare la conoscenza della lingua inglese. Quindi o fai i classici IELTS o TOEFL, che prendono tempo (devi studiare, fare l’esame, arrivare a una certa soglia, pagare ovviamente), oppure dimostrare che uno dei tuoi titoli di studio è stato completamente taught in English. E come fai a dimostrarlo? Paghi. Un’agenzia inglese apposita che ti certifica titoli di studio & co per circa 300 sterline. Se hai fretta, aggiungine un’altra settantina. E comunque scordatelo per almeno due settimane. Il PhD di Luca era completamente in inglese, abbiamo percorso la seconda strada.

Arrivato il certificato di conoscenza della lingua inglese, s’era fatto luglio. Luca avrebbe dovuto cominciare a lavorare entro la metà di settembre (l’inizio di questa storia). Abbiamo cominciato allora la pratica di visto sulla skilled worker route. Ci sono vari tipi di visto, li trovi qui. Se hai il passaporto biometrico europeo, tutta la procedura puoi farla online. E ci possono volere tra le 4 e le 6 settimane per l’approvazione, che sono diventate 8 con la crisi in Ucraina. Per fortuna l’Università ci ha aiutato a destreggiarci.

Io e Luca non siamo sposati, e al contrario di alcuni Paesi come la Germania dove devi essere per forza sposato per poter raggiungere il partner, il Regno Unito ti chiede di dimostrare una convivenza continuativa di almeno due anni. Se sei sposato, ma vivi in due Paesi diversi, non c’è garanzia di ricongiungimento a breve termine. Eravamo terrorizzati perché sentivamo storie di persone il cui visto non riusciva ad essere approvato. La mia amica Lucia, ad esempio, ci ha messo vari mesi per poter far venire suo marito in Inghilterra dopo che erano già sposati. Sapevamo di una ragazza sposata con un’inglese ma residente in Italia, con un lavoro in Italia, e incinta ormai al settimo mese. Erano oltre sei mesi che tentavano il ricongiungimento, ma niente. La burocrazia appariva un muro insormontabile.

Il suggerimento che ci hanno dato dall’Università è stato: applicare per il visto contemporaneamente, Luca come skilled worker e io come dependant, che già la parola mi fa venire l’orticaria, ma va bene, burocraticamente il mio visto dipende dal suo. Io se non fosse stato per lui non ci sarei manco andata in Inghilterra, soprattutto dopo la Brexit. Ogni volta ci ripetiamo: è l’Università di Cambridge. Se non fosse stato per Cambridge, non saremmo mai venuti in Inghilterra a queste condizioni. Quindi Luca applica per il suo visto inserendo il contratto di lavoro, quanto guadagnerà, la durata del contratto, la certificazione della conoscenza dell’inglese, e da qualche parte, in qualche casellina, dice che ha una partner che si chiama come me. Pagamento, colpo al cuore e al portafoglio. 755 euro per il visto. Sbam. Più 675 sterline per 3 anni per il sistema sanitario (NHS). Ma noi richiediamo il visto per 2 anni! Non importa, ne paghi 3 in anticipo, poi il sistema sanitario è “gratis”. Il visto di Luca ci costa circa 3000 euro. Ma scusa, la prestigiosa Università non ti paga il visto? Eh no, se sei un umile ricercatore te lo paghi tu. L’Università però offre un prestito che puoi restituire a tasso zero finché non ti scade il contratto, te lo detraggono dallo stipendio.

Apro la procedura per il mio, Dependant visa sulla skilled worker route. Devo inserire il numero della pratica di Luca e poi, tra gli allegati alla fine c’è una misteriosa voce che dice “prove”, o qualcosa del genere, intese come prove di convivenza. Dall’Università ci suggeriscono di scrivere una Cover letter in cui raccontiamo la nostra storia d’amore. Come ci siamo conosciuti, quando siamo andati a vivere insieme, dobbiamo provare che vogliamo continuare a stare insieme anche in Inghilterra. L’ecografia di baby non basta? No. Dobbiamo fornire la prova del contratto di affitto intestato a entrambi, o le bollette intestate a entrambi. Ma il contratto di acquisto della casa non basta? No, è datato solo un anno e mezzo fa. Per fortuna che Luca è uno preciso. Il contratto della casa in affitto dove abitavamo prima era a nome mio, così come tutte le bollette, ma Luca ogni mese faceva dei trasferimenti bancari dell’esatta metà della cifra che poi io pagavo al proprietario. Ho stampato tutti gli estratti conto: i trasferimenti di Luca a me e i miei al proprietario. E ho fatto un bel pdf. Poi ci abbiamo aggiunto le nostre foto di viaggi assieme, biglietti aerei e prenotazioni in cui apparivano entrambi i nostri nomi, il contratto d’acquisto della casa, il mutuo, l’ecografia di baby alle 12 settimane. Ho pagato 755 euro per il visto più 675 sterline per 3 anni per il sistema sanitario (NHS) con Wake up dei Rage against the machine dentro alle orecchie e nel petto.  

Dopo quattro settimane, avevamo il visto. Vittoria! Anche io sono sulla Skilled worker route, quindi vuol dire che posso cercare un lavoro, ora che ho il visto. Ma prima c’è da organizzare il trasloco. E anche qui, burocrazia portami via, al prossimo post.

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Brexit