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  • DATA: 26-10-2022
  • LUOGO: Regno Unito

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Regno Unito

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Entrare nel sistema sanitario inglese, il NHS, in gravidanza a Cambridge

di Elisingiro

Da brava donna incinta al sesto mese, dopo un trasloco estenuante e una lotta contro la burocrazia, di cui trovate i post appositi ai link, eccomi qui all’ingresso nel sistema sanitario. Ho scelto di partorire nel Regno Unito perché non voglio neanche pensare alla fatica burocratica di una nascita in Italia che poi deve essere riconosciuta in Inghilterra, preferisco fare viceversa, pensa te.

Nostro figlio sarà italiano, non c’è ius soli in Inghilterra. Dovremo pagare visto e spese sanitarie anche per lui, ma ce ne preoccuperemo più in là, se tutto andrà bene. Entro due settimane dovremo spedire un plico col certificato di nascita tradotto e legalizzato al Consolato o Servizio civile di Londra. E’ tutto spiegato qui. Gli verrà dato un passaporto inglese perché viviamo qui. Per chiedere eventualmente la cittadinanza dovremo aspettare i cinque anni noi, i tre anni lui di residenza nel Paese. Ma noi ce ne andremo prima.

Nel quartiere di Eddington green e super nuovo, costruito dalla prestigiosa Università di Cambridge, non c’è il medico di famiglia. Il centro sanitario più vicino è a mezz’ora a piedi. Abbiamo pagato il NHS con l’application del visto, ma adesso dobbiamo registrarci presso un centro locale. Facciamo la procedura online, sembra tutto funzionare. Dopo aver inserito i nostri dati nel sito web del centro sanitario più vicino (ah, devi già avere un numero di telefono inglese per poterti registrare!), riceviamo un sms che ci dice che dobbiamo recarci lì di persona per il riconoscimento.

Così facciamo. Andiamo di persona al centro sanitario, non fa ancora freddo, la passeggiata di mezz’ora la facciamo volentieri. La signora alla reception guarda il passaporto di Luca, il mio non lo guarda neanche. Ci dice che adesso siamo registrati, possiamo fare tutto online. Le dico che sono incinta e che ho bisogno di vedere un’ostetrica.

La gravidanza in UK è gestita dalle ostetriche, è raro vedere ginecologi o ginecologhe, a meno che non ci siano problemi. La signora della reception mi scrive su un post-it giallo un numero di telefono dell’ostetrica, mi dice. Rientrata a casa, chiamo. È una segreteria telefonica dell’ospedale. C’è un solo ospedale dove si partorisce a Cambridge, il Rosie Hospital, ed è dall’altra parte della città. Devo lasciare un messaggio coi miei dati nella segreteria telefonica e mi richiameranno entro 72 ore. Mi sembra di essere ripiombata negli anni Novanta. Mi richiameranno?

NHS post

Passano i giorni, niente. Comincio ad andare in ansia. Al lunedì armata di pazienza faccio ricerche sul sito web dell’ospedale e comincio a chiamare vari numeri di telefono. Tanti numeri di telefono. Spesso sono segreterie. Finché finalmente becco un essere umano! Un’operatrice. Che mi mette in attesa e passa a un’altra. Che mi mette in attesa e mi passa a: un’altra segreteria telefonica dove mi chiedono di lasciare i miei dati. Lascio i dati, sconfortata.

Al pomeriggio, ricevo una chiamata da un numero anonimo: è la midwife! L’ostetrica. Mi dice che il giorno successivo farò un’intervista telefonica con un’ostetrica, durerà circa un’ora. Poi vedrò un’ostetrica in carne ed ossa. Mi arriva un sms con un link per scaricare My Chart, l’app del NHS dove ricevo tutte le notifiche degli appuntamenti. Non riesco a scaricarla sul cellulare, allora provo ad andare da browser. Funziona.

Il giorno dopo agitatissima faccio la telefonata con l’ostetrica e sudo tantissimo, con google translate alla mano. I termini medici non sono la mia specialità e non sapevo che varicella si dicesse chicken pots. Santo Google. Mi dice che, non avendo documenti della gravidanza in inglese, mi dovranno fare un’ecografia e poi dovrò vedere la midwife di lì a due giorni. La midwife la vedrò in un altro centro, non capisco il nome, l’ecografia la farò in ospedale. Per fortuna la gentile ostetrica mi spedisce una lettera attraverso My Chart in cui c’è scritto tutto. Capisco dove andare. Sono entrata nel sistema!

La gravidanza sembra essere presa molto sul serio qui. Le ostetriche che ho incontrato fino ad ora sono gentilissime. Tutti qui, anche in banca, hanno un approccio al cliente che trovo delizioso, lovely, come dicono loro. Ti spiegano pedissequamente cosa stanno facendo e perché. Adesso ti farò alcune domande e allo stesso tempo prendo appunti al pc, così sarà tutto registrato nella tua scheda. Dovrai fare dei vaccini, sai perché? Anche la sonographer, l’ecografista, invece che pungolarmi la pancia per far girare il bambino, mi chiedeva di fare dei movimenti perché aveva bisogno di misurargli l’addome e quello se ne stava beato di spalle.

 

Quindi, dopo essere entrata nel sistema, devo dire che mi sembra molto più rassicurante del sistema pubblico italiano, che va tutto di fretta. Le ostetriche si prendono il tempo per spiegare, solitamente gli orari di appuntamento sono rispettati. Vedremo come andrà poi, intanto l’ostetrica la vedrò ogni due settimane e potrò fare tutte le mie domande, senza sentire di rubare il tempo di qualcuno. Alla settimana 36 faremo un incontro di un’ora sul parto. Nel frattempo ho fatto i vaccini (quadrivalente per pertosse, tetano, difterite e polio e un altro per l’influenza), e cerco di ambientarmi.

Come dice la mia amica Lucia: a volte in questo Paese ti stupisci di quanto funzionino le cose, altre volte non capisci com’è possibile che siano così indietro. È proprio così, mi sa.

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