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INFO

  • DATA: 11-01-2022
  • LUOGO: Turchia

STATO DI PROVENIENZA

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Turchia

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L'antica capitale armena di ani nel cuore dell'inverno - in Turchia con il DOGU EXPRESS

di Elisingiro

La meta di questo viaggio invernale partito da Malta e proseguito in Turchia era quest’antica capitale immersa nel bianco della neveAni.

Avevo in mente di percorrere la Turchia orientale con un treno di quelli vecchi che ripete antiche tratte, un andare indietro nel tempo lungo le vie della seta per arrivare nei territori armeni, ritornare a sognare quello splendore medievale.

Tutto è stato in forse fino all’ultimo momento. Viviamo una pandemia mondiale, viaggiare è complicato, il 2021 è stato un anno complicato, seppur ricchissimo. Da poco ricorre l’anniversario della morte di Andrea, che abbiamo ricordato nel silenzio del Natale. Scambiarsi i regali sembrava quasi una colpa e il ricordo di “come” quell’assenza si è generata, senza comunicazioni e nella solitudine di un ospedale, ancora troppo vivo per poterne parlare. Tutti sono chiusi dietro le loro mascherine, il gel disinfettante per le mani, la violenza aumenta nelle parole sui social, nelle arringhe sui mezzi di comunicazione. Eppure il 2021 è stato l’anno in cui abbiamo comprato la nostra prima casa, fatto un trasloco, in cui ho realizzato alcuni traguardi, un diploma in Counseling, la stesura del mio primo romanzo. Ho tanto da ringraziare all’anno appena trascorso, e aprire il nuovo con un viaggio che è sembrato fino all’ultimo impossibile è stata una benedizione.

Nel mio immaginario, l’inverno è la stagione in cui tutto sembra morire in balia di un sopore bianco, tra distese di gelo. Avevo il desiderio di andare incontro a questo inverno che è l’inverno della mia immaginazione e ritrovarlo in un luogo, spostandomi lentamente, con un treno che dondola il corpo, perché dopo la vita c’è la morte, e poi ancora la vita. Il Dogu Express, questo treno lento che ci ha portati da Ankara a Kars tra montagne, fiumi e poi tanto bianco per quasi trenta ore, ha permesso tutto questo. Il viaggio di andata è stato un saluto ai morti, un ricordare chi non c’è più. Andrea, la mamma di Francesca, i nonni, i genitori di Elena, il bambino di Laura che non è mai nato. E poi ci sarà il ritorno, un saluto alla vita, alla speranza della primavera. Ani era per me la meta finale di un pellegrinaggio, l’arrivo in questo luogo così remoto una preghiera.  

Perché Ani rappresenta una capitale medievale che al suo massimo splendore, attorno all’anno Mille, contava centomila abitanti, era una delle città più popolose del mondo, una delle più importanti della Via della Seta, rivale di Costantinopoli, Il Cairo e Baghdad. Ora di quella via non rimane che un ponte crollato, di quella vita cattedrali di macerie. Eppure le macerie sono lì a contare per qualcuno che le vada a trovare, a rendere omaggio alla memoria. Ed è significativo che quella che era la capitale dell’Armenia, ora si trovi in terra turca. Ho visto il confine segnato dalle palizzate subito oltre il fiume. E la Turchia non riconosce neanche l’Armenia, rinnega il genocidio del 1915-16. Quanta morte in queste terre, quante persone cacciate, sterminate nei campi di concentramento. Quanta diaspora per sopravvivere. La cameriera dell’hotel in cui stiamo oggi mi ha detto “sono armena”, abbassando gli occhi. Non abbassare gli occhi, dopo la morte c’è ancora la vita.

Ad Ani c’erano palazzi, chiese ortodosse, e poi moschee, la città era fortificata da mura di cui rimangono alcuni resti.  Il paesaggio abbaglia, il cielo sfuma di grigio e bianco sul bianco della terra, il sole è cieco. La temperatura attorno allo zero o subito sotto perché camminando sentiamo caldo e le narici non si ghiacciano, l’aria non fa male quando passa dalla trachea, la gola è salva. Adoro il rumore dei passi sulla neve fresca, quello scricchiolio mentre il piede affonda, la sensazione ovattata. Avevo dimenticato quanto amassi la neve.

Il Dogu Express mi ha riportato al viaggio lungo la Transiberiana, mitiche distanze sulla locomotiva. La cittadina di Kars, che è l’approdo per poter esplorare Ani, alla mia prima esperienza prolungata all’estero, l’Erasmus a Vilnius nel lontanissimo 2008, partita quando a Roma facevano 16 gradi e il sole splendeva, e poche ore dopo a Vilnius era buio pesto, pieno di neve e ghiaccio, con 20 sottozero.

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