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INFO

  • DATA: 24-03-2021
  • LUOGO: Teheran

STATO DI PROVENIENZA

Iran

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Rubrica sulle #Parole
L'identità

Elisingiro

Quante volte alla settimana riflettiamo sulla nostra identità?

Bauman dice che “essere moderni significa modernizzare continuamente e compulsivamente. Non tanto essere, ma divenire”.

Eppure, c’è un qualcosa di profondo e radicato dentro di noi che non cambia mai. Chi sono io? Siamo continuamente posti di fronte alla sfida dell’adattamento, del cambiamento. Siamo qualcuno al lavoro, qualcun altro in casa, con gli amici, e quella parte di noi che è immutabile, la ascoltiamo? La vediamo?

L’identità è una grande partita delle nostre vite, la posta in gioco è l’equilibrio psichico, il nostro destino. Di questa parte che ci caratterizza come persone, spesso non siamo consapevoli, ma solo accettando questa parte immutabile possiamo andare verso il cambiamento e non scappare spasmodicamente – come nella modernità liquida di Bauman – da un’esperienza all’altra.

Radici e ali

Diceva Gibran “per diventare grandi ci vogliono le radici e le ali”. L’identità mi dice da dove arrivo. Mi vengono in mente quei vecchi centenari che hanno vissuto sempre nello stesso posto, che hanno una salute e un equilibrio mentale invidiabili… forse sono così radicati alla loro identità e ai loro luoghi che non hanno la necessità di iperadattarsi, di fuggire continuamente.

Penso alle volte che sono fuggita nella vita, tantissime. Quelle in cui mi sono illusa che cambiare fosse l’unica soluzione possibile e quella parte dentro di me che aveva bisogno di stare, anche di soffrire, fosse controproducente, mi rallentasse nei miei propositi, nel raggiungimento dei miei obiettivi. Tutti questi scatti in avanti, però, non mi facevano sentire contenta, soddisfatta. E allora: qual era il mio bisogno?

Stella polare

Questa parte di noi immutabile, che ci ancora a qualcosa, fa spesso paura, magari non ci piace. Eppure, è la stella polare, ci fa capire ogni volta dove siamo, ci permette di passare dalla dimensione della fuga a quella di approdo. Posso dire “qui sto bene, ma decido di andare da un’altra parte”, non “qui sto male, quindi mi sposto con la speranza che starò meglio”.

Guardarsi dentro e capire chi siamo, ci permette di far luce su ciò che vogliamo profondamente, sul nostro “segreto”, quello che non raccontiamo a nessuno eppure c’è. È bene ricordarsi dei propri segreti, è qualcosa di solo nostro e spesso i razzismi, le xenofobie, vengono proprio dal fatto di proiettare una nostra mancanza sull’altro. Se trovassimo noi stessi, forse non avremmo bisogno di offendere qualcun altro nella sua identità.

Chiudo ancora con Bauman: “L’introspezione è un’attività che sta scomparendo. Sempre più persone, quando si trovano a fronteggiare momenti di solitudine nella propria auto, per strada o alla cassa del supermercato, invece di raccogliere i pensieri controllano se ci sono messaggi sul cellulare per avere qualche brandello di evidenza che dimostri loro che qualcuno, da qualche parte, forse li vuole o ha bisogno di loro”.  Guardiamoci dentro e scopriamo il nostro segreto, potremmo sentirci meno soli. 

 

Nella foto in preview ero a Teheran, primo giorno nella capitale iraniana, nel 2018. 

 

Ne parliamo qui con Massimo Buratti e Lucia Bernabei.

Consiglio di lettura: L’intruso, di Jean-Luc Nancy.