CONDIVIDI

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su linkedin

INFO

  • DATA: 07-03-2020
  • LUOGO: Iran

STATO DI PROVENIENZA

Iran

Iran

ARTICOLI CORRELATI

Letture consigliate - Iran

Letture consigliate – Iran

Kader Abdolah (La casa della moschea) per un Islam intimo e Marsha Mehran (Istituto di bellezza Margaret Tatcher) per la nostalgia e la poesia. Letture consigliate – Iran

Leggi »

rEZA alias PEACE GULF, LA PRIGIONE AI TEMPI DEL CORONAVIRUS – TEHERAN

“Il 22 agosto 2016 sono stato arrestato, ammanettato, bendato e portato in un centro di detenzione sconosciuto, poi accusato di “propaganda contro la Repubblica Islamica” tra le altre accuse e interrogato con gli occhi bendati, in isolamento, per motivi di sicurezza”, così si apre il suo profilo sulla nota piattaforma per viaggiatori, Couchsurfing.

Avevo sentito parlare di Reza durante il mio primo viaggio in Iran, nel 2018. In Iran la gente è molto ospitale e questo Paese è uno delle mete imprescindibili per gli amanti dei viaggi. La cultura millenaria, gli echi di un grande impero, poi la Rivoluzione Islamica, le sanzioni americane e tutta la propaganda anti-iraniana che si sente in Occidente… l’Iran è un Paese pieno di contraddizioni, una teocrazia incomprensibile dal di fuori, ma è anche un Paese ricchissimo di storia, cultura, architettura e persone fantastiche. Ecco cosa faceva Reza, era ospitale, in linea con la tendenza naturale del suo popolo, ma non lo faceva di nascosto.

La mia curiosità verso l’Iran nasce dal fatto che da una parte il flusso mediatico vuole farcelo vedere come un monolite vestito di nero, dall’altra ci sono le testimonianze dei viaggiatori e degli iraniani che incontri in Occidente che ti fanno venire la voglia di andare. Ecco, quando sono andata in Iran, ho conosciuto un popolo che vive in mille restrizioni, in uno stato spesso di depressione latente, quasi senza speranza per la maggior parte. Però, è un popolo che apre la porta di casa sua e sorride, imbandisce la tavola di frutta e dolci, prepara il tè, ti fa accomodare su splendidi tappeti e ti fa sentire a casa. L’Iran è un Paese “intimo”, dato che la vita pubblica è così difficile.

PEACE GULF Teheran

Peace Gulf

Cercare di semplificare la complessità della società iraniana è un’illusione e non è lo scopo di queste righe, ma mentre la maggior parte degli iraniani vede come unica speranza quella di andarsene dal Paese, c’è qualcuno che nel Paese è convinto di volerci rimanere, è convinto di continuare a far sentire la sua voce nonostante le difficoltà, è convinto che l’ospitalità iraniana non debba tramontare a causa di intimidazioni e politica. Questo è Reza, più comunemente conosciuto col nome di “Peace Gulf”.

Peace Gulf perché Reza ha il sogno che il Golfo Persico – come lo chiamano gli iraniani – o Golfo Arabo – come lo chiamano gli arabi – sia un golfo di pace, un ponte tra questi due mondi. Reza si sente un cittadino del mondo, un umanista, un femminista, un pacifista. Nel 2011 ha iniziato il progetto Kayyam Night. Inizialmente era un ritrovo settimanale, poi è confluito tra le attività della Kayyam House, un luogo di incontro e di ospitalità per quei viaggiatori che si trovassero ad attraversare l’Iran, ma anche per gli iraniani stessi. Un posto di pace, pieno di colori, di gente, di festa.

La filosofia di Reza è:

  • 1- Non possedere più di ciò di cui hai bisogno. Dona più di quello che ci si aspetta.
  • 2- Sii ospitale in un modo che ti permetta sempre di esserlo!
  • 3- Na Eslaam, Na Iran, Jaanam Fadaaye Ensaan! (Non per l’Iran, non per l’Islam, morirò per gli esseri umani!).

PEACE GULF prigione coronavirus

Prigione e Coronavirus

Io e Reza non siamo mai riusciti a conoscerci di persona, ma siamo in contatto tramite Instagram. Alla fine del mio primo viaggio, gli avevo detto che la sua fama lo precedeva – più iraniani mi avevano parlato di lui– e che mi sarebbe piaciuto incontrarlo nel viaggio successivo. Pochi giorni dopo ho ricevuto un video, non capivo di cosa si trattasse perché era in farsi, gli ho chiesto spiegazioni, ma non ho mai ricevuto risposta. Una settimana fa ricevo un messaggio dal suo account.

– I was in prison.

Nel 2016, dopo essere stato catturato e portato in una zona di detenzione segreta, era stato poi rilasciato su cauzione il 7 settembre. Non avevo capito, però, che nel 2017 era stato condannato a un anno di reclusione. Quella sentenza fu poi confermata dalla corte di appello, il che l’ha portato nella prigione di Evin, quella dove vengono rinchiusi i prigionieri politici.

– Sei uscito di prigione? Gli chiedo.

– Sì, per il Coronavirus, tra un mese devo rientrare.

Il governo iraniano sta svuotando le carceri per cercare di limitare il numero dei contagi e rilascia i prigionieri “meno pericolosi”. Quindi ecco che Reza si trova di nuovo libero e su Instagram risponde al mio messaggio.

Peace Gulf ha trasgredito la legge?

In Iran non esiste una legge che proibisca di ospitare gli stranieri, però la pressione è forte. Il resistere di Reza a queste pressioni e la protesta contro l’ordine a smettere di ospitare stranieri, gli è valsa l’accusa del 2016 per “propaganda contro la Repubblica Islamica” e per “gestire e condurre Couchsurfing in Iran”, poi trasformata in sentenza nel 2017 e in carcere nel 2019. Ora, questa accusa è assurda. Chi conosce Couchsurfing sa che è una piattaforma, come potrebbe essere anche Instagram, ma fondata sul concetto di “ospitalità”, quindi mette in comunicazione gente del posto e viaggiatori.

La sede di Couchsurfing è a San Francisco e l’azienda è gestita da 25 persone che lavorano soprattutto da remoto. Reza non lavora per Couchsurfing, ne è membro! Sarebbe come dire che se io sono su Instagram e ho il mio profilo, lavoro per Instagram: è un’accusa inconsistente! Eppure, è andata proprio così.

Ora, però, con l’emergenza Coronavirus le carceri devono svuotarsi.

  • Cosa hai fatto mentre eri in prigione?
  • Ho tradotto un libro, ho letto molto, e ho trovato tanti nuovi amici.

Reza è positivo, trova il bello anche in una situazione del genere. Dal 2017 ha dovuto chiudere la sua Kayyam House, anche su pressione della sua famiglia che temeva per lui. Ciò non è servito a far decadere la condanna. Ciò che gli è mancato di più, in prigione, sono i suoi amici.

Forse, anche per Reza, l’unica soluzione per essere di nuovo libero, dopo aver scontato tutta la pena, è di lasciare quel Paese che tanto ama e che tanto lo fa disperare. Resta la storia di un Grande essere umano, che le prova tutte, rischiando in prima persona per quello che è un ideale di ospitalità e apertura, così radicato nella cultura iraniana.