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INFO

  • DATA: 11-02-2021
  • LUOGO: Hormuz

STATO DI PROVENIENZA

Iran

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Rubrica sulle #Parole: il coraggio

Elisingiro

La parola Coraggio viene dal provenzale coratge e ancora prima dal latino, coratĭcum, derivato da cor «cuore», avere cuore. Nel vocabolario Treccani leggiamo come primo significato che il coraggio è «la forza d’animo nel sopportare con serenità e rassegnazione dolori fisici o morali, nell’affrontare con decisione un pericolo, nel dire o fare cosa che importi rischio o sacrificio».

In fondo, il coraggio è proprio di una dimensione individuale che mette in gioco una parte di sé con gli altri.

Il coraggio può fare da contraltare alla paura e alla vulnerabilità, può trovare posto sia in un contesto intimo che sociale e politico.

Vulnerabilità

Pensiamo al concetto di vulnerabilità esposto da Brené Brown nel suo TED Talk “The power of vulnerability”. Quando mascheriamo la nostra vulnerabilità, quando fingiamo, intorpidiamo anche la possibilità di essere felici e, in fondo, di essere noi stessi. Ci vuole coraggio a essere vulnerabili, prima nei confronti di noi stessi – concederci che «io sono abbastanza» – poi anche di fronte agli altri se davvero vogliamo farci conoscere. Ci vuole coraggio – quindi cuore – a volersi bene e a permettere agli altri di volercene. Questa considerazione riguarda una dimensione molto personale del coraggio, ma non è l’unica.

Farsi domande

Nel mondo di oggi è forse più facile seguire influenze, correnti politiche e di pensiero, piuttosto che sviluppare delle convinzioni proprie. Il coraggio oggi può essere una replica civile alla paura instillata da tutto ciò che ci circonda, dai media, dal mondo del lavoro precario, dalle crisi di governo, dalla pandemia in corso. Si può scegliere di resistere e, in alcuni casi, di disobbedire. Il concetto di disobbedienza che porta con sé il coraggio – come propone Hannah Arendt – è insito nella capacità di scegliere degli esseri umani, una capacità che può svilupparsi solo in chi si pone delle domande. Ci vuole coraggio a farsi domande, a interrogarsi e ad affrontare la paura dei tempi.

In questo senso, è sempre bene porre attenzione al principio della rana bollita di Noam Chomsky riguardo la capacità di adattarsi a situazioni spiacevoli e deleterie senza reagire, se non quando ormai è troppo tardi.

“Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita. Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.” Tratto dal libro “Media e Potere” di Noam Chomsky.

L’amore impavido

E allora il pensiero va al povero Don Abbondio de I promessi Sposi di Alessandro Manzoni che nel capitolo XXV si scusa col Cardinal Borromeo per non aver celebrato il matrimonio di Renzo e Lucia a causa delle minacce dei bravi: «Torno a dire, monsignore, che avrò torto io… il coraggio uno non se lo può dare.» e il Cardinale gli chiede a che scopo abbia allora scelto di fare il sacerdote perché «v’è necessario il coraggio» per adempiere alle obbligazioni del ministerio. E continua: «Credete voi che tutti que’ milioni di martiri avessero naturalmente coraggio? Che non facessero naturalmente nessun conto della vita? […] tutti hanno avuto coraggio; perché il coraggio era necessario, ed essi confidavano. […] Ah! Se per tant’anni d’uffizio pastorale, avete (e come non avreste?) amato il vostro gregge, se avete riposto in esso il vostro cuore, le vostre cure, le vostre delizie, il coraggio non doveva mancarvi al bisogno: l’amore è intrepido».

Torniamo dunque al concetto di amore, di cuore, che è il fondo del coraggio: un atto d’amore verso sé stessi e verso gli altri.  

[Nella foto in anteprima ero in Iran, nell’Isola di Hormuz!] 

Ne parliamo qui con Massimo Buratti.