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  • DATA: 27-01-2021
  • LUOGO: Seul

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Sud Corea

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Seon e sogaeting, ovvero quando l’appuntamento è al buio ma non cieco

Alessandra da Seul, Sud Corea

Il concetto di ‘look di coppia’, di cui ho precedentemente parlato, ha attratto l’attenzione e le domande di molti, oltre a generare sorrisi (che fa sempre bene!). Ho, quindi, pensato di raccontare in questo post quello che precede quel traguardo: il ‘dating’. La parola in inglese descrive la fase antecedente alla decisione di rendere una relazione esclusiva; include corteggiamento e conoscenza, che non necessariamente sfoceranno nella nascita di una coppia. Fin qui, direte voi, niente di particolare, una serie di appuntamenti – ‘dates’ – e un processo di selezione del tutto naturale. Se non fosse che in Corea il ‘dating’ e, più in particolare il ‘blind dating’ – appuntamento al buio seon o sogaeting, segue delle regole e dei rituali ben precisi, divenendo in alcuni casi persino un business.

L’origine del processo

Età. I 30 anni sono considerati dalle generazioni precedenti alla nostra una data di scadenza. Chiunque raggiunga o sia prossimo/a a quest’età e sia ancora single è costantemente posto/a di fronte alla domanda da parte di genitori, zii e parenti tutti: “Ma allora? Non ti sembra ora di trovarti un fidanzato/a/moglie/marito?” Sebbene tipica anche in Italia e in molti Paesi a forte tradizione familiare, in Corea questa domanda è solo la miccia che permette di accendere un processo ben strutturato.

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Dalle ajoumme alle agenzie matrimoniali: i facilitatori

È assolutamente normale e socialmente accettato, infatti, che i familiari si occupino di introdurre potenziali partner al single in questione attraverso la loro rete di conoscenze o tramite l’aiuto di facilitatori professionali. Ci sono addirittura agenzie matrimoniali a svolgere questa funzione. Storicamente, si tramanda fosse compito di ajoumme. Molti tra i miei contatti raccontano, infatti, di queste donne in giro per ospedali a caccia di medici senza anello al dito da introdurre a donne di buona famiglia ancora nubili, ovviamente dietro compenso.

“Questo matrimonio non s’ha da fare”

Nel seon, appuntamento al buio orientato al matrimonio, la terza persona ha un ruolo cruciale poiché deve identificare il giusto match e soddisfare le aspettative della famiglia – generalmente molto alte. Non fraintendetemi: non si tratta del processo tipico di altre culture in cui i genitori scelgono il futuro marito/moglie e stipulano un accordo con i futuri consuoceri indipendentemente dalla volontà dei figli. Assolutamente no. In Corea esiste la convinzione che il destino vada aiutato, specie quando si tratta della nascita di una nuova (ideale) famiglia, ed è così che pensano di farlo. Considerando che alla base del seon c’è la benedizione da parte dei genitori – oltre che la pressione – se la scintilla scocca, il matrimonio può avvenire anche nel giro di uno o due mesi e il facilitatore festeggiare il suo successo con il meritato compenso.

Il match perfetto

Giusto: il partner ideale per un seon proviene dalla stessa estrazione sociale, ha simile background in termini di qualità dell’istruzione ricevuta, ha un lavoro – il migliore possibile nel contesto specifico- e vorrebbe avere dei figli – fondamentale per i futuri nonni ma che, al momento, non trova riscontro nella realtà. La Corea soffre, infatti, del più basso tasso di natalità al mondo. Ma lasciatemi chiedere: è poi questo così diverso da quanto le famiglie più conservatrici auspicano nel nostro Paese per i loro figli? Forse no, ma se in Italia dirlo ad alta voce nel 2021 crea qualche fastidio anche ai più conservatori, in Corea non sorprende. Anzi, è il progressismo a far sorridere in questo campo. Difficilmente, infatti, si considera l’opzione “tempo al tempo” o “single per scelta”; i più anziani associano lo stato di single alla mancanza di tempo per via di un lavoro impegnativo o alla timidezza. Tutte cose plausibili, ma non necessariamente vere, in base a cui sono stati lancianti anche dei corsi universitari di “dating”.

Nelle mani di Cupido

Se poi si è circondati da amici e colleghi sposati o comunque in una relazione stabile, eccoli qui anche loro a giocare il ruolo di Cupido con la speranza di portare l’amico/a single dall’altro lato della barricata. In questo caso si parla di sogaeting (letteralmente introduzione + meeting), un processo meno pressante e, a volte, così ripetuto da poter essere considerato sport nazionale. Ma come funziona? Lo step iniziale – e non solo – è simile a un primo contatto lavorativo facilitato da una conoscenza comune. Generalmente, entrambe le persone coinvolte assentono – per interesse o sfinimento – alla condivisione del proprio contatto da parte del Cupido di turno. Il più interessato tra i due, o in maniera più tradizionale l’uomo, fa la prima mossa inviando un messaggio con riferimento al facilitatore.

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L’aiuto tech per rompere il ghiaccio

Timidezza: caratteristica dei giovani coreani. Culturalmente non si è abituati a esporsi, le domande mettono in discussione la conoscenza, l’errore è motivo di vergogna. Tutto ciò si estende a qualsiasi interazione sociale e ha origini profonde nella cultura confuciana che non è oggetto di questo post. Quello che mi interessa evidenziare è che, in questo contesto culturale, le nuove tecnologie sono uno strumento utile a rompere il ghiaccio. Ed è così che i primi scambi, che si tratti di seon o sogaetin, avvengono in chat fino alla decisione di incontrarsi. Del resto non è quello che succede nelle ampiamente oggi diffuse app d’incontri?

Il café come posto d’incontro e punto d’osservazione

In funzione di età e budget, eccoci in un ristorante – meglio se di cucina straniera- o in un café. È questo uno dei luoghi preferiti per i primi appuntamenti: pubblico, sicuro, casual. Appena arrivata in Corea ero sorpresa non solo dal numero di café, ma dalla loro concentrazione in una stessa via. Mi chiedevo come sopravvivessero. Ebbene, nei café non si va per una pausa veloce, ma si studia, si lavora, ci si incontra e si fa dating. Semplicissimo riconoscere le potenziali coppie e divertente scommettere su quale numero d’appuntamento sia o se ce ne sarà un altro a seguire.

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Intellettuale o emozionale?

Sì, il body language non mente. Non so se vi è mai capitato di notare che al primo incontro si tende ad assumere una posizione rigida, generalmente in punta di sedia, per esempio. Nel corso di un appuntamento al buio in Corea non è solo il body language a ricordare un colloquio di lavoro ma anche lo scambio di domande/risposte abbastanza formali e rituali. È un momento cruciale perché in base alle risposte – forse meno alle emozioni – si decide se ci si rivedrà. Capirete bene, per quanto detto nei paragrafi precedenti, che nel caso del seon questo primo appuntamento porta con sé una serie di aspettative importanti, non solo per la potenziale coppia ma anche per tutto il contorno.

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Prossimo step: oppa

E poi ci sono dei piccoli mazzi di fiori ai primi incontri che, purtroppo per gli ometti, vanno al costo di gioielli. E come dimenticare le foto in quelli successivi? Instagram ha amplificato quest’aspetto aiutando a identificare lo spot perfetto e romantico– spesso connesso alle serie TV – da non mancare, i café e ristoranti in cui assolutamente andare, i film che una coppia innamorata dovrebbe assolutamente guardare.

Al buio, sì, ma non cieco. Tanti i criteri e i rituali da soddisfare prima di sfoggiare il “look di coppia” e sentire la donna rivolgersi all’uomo come “oppa”. Di cosa si tratta? Beh, vi toccherà aspettare il prossimo post!

Nota: Questo post ha esclusivamente l’obiettivo di raccontare il seon e sogaetin=appuntamento al buio in quanto parte della cultura coreana. Non intende affermare che ogni coppia nasca da un seon o sogaetin. Sono solo alcuni strumenti, insieme alle universali app di incontri, che si aggiungono al destino per trovare la propria anima gemella.

Puoi vedere le mie foto su flickr cliccando qui.