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INFO

  • DATA: 13-08-2019
  • LUOGO: Norvegia

STATO DI PROVENIENZA

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Mauro e il suo triathlon dei record dalla Sardegna a Capo Nord

Ho conosciuto Mauro a uno degli eventi che organizzo il giovedì a Milano, in cui si incontra un mix di viaggiatori e gente che a Milano ci vive ma che ha la passione dei viaggi e delle lingue straniere. Aveva iniziato a raccontarmi la sua storia davanti a una pinta di birra: entrambi eravamo stati in Norvegia nell’estate del 2019, ma il suo modo di andarci mi aveva lasciata senza parole, così sono andata il 13 febbraio all’Upcycle dove si radunano appassionati di bici e ho ascoltato in lungo e in largo la sua esperienza degli ultimi anni.

Mauro è laureato in informatica, ma ha sempre avuto una grande passione per lo sport. Quasi per gioco, su spinta di un suo amico che voleva farlo, ha provato un triathlon, col risultato di arrivare primo! Da quel momento ha capito quale sarebbe stata la sua missione nella vita: ha abbandonato l’ufficio e ha deciso che avrebbe lavorato per sé stesso, per realizzare i suoi sogni, ma anche per gli altri, per aiutarli a realizzare i loro di sogni. Qui il suo Instagram.

Mauro Abbate Thriathlon Norvegia

Primo viaggio: 9000 km pedalando

Il sogno principale di Mauro era raggiungere dall’Italia l’estremo ovest dell’Europa passando lo stretto di Gibilterra per poi puntare all’estremo nord, in Norvegia, tutto questo in sella a una bici. Il suo primo viaggio in solitaria “a pedali” l’ha portato a circumnavigare la penisola iberica. E’ durato 7 mesi lungo 9000 km di strada, poi si è fermato a Parigi dove ha deciso di coltivare una delle sue passioni, cucinare, e ha lavorato per circa 6 mesi in un ristorante. Era contento dell’esperienza e della vita parigina, ma continuava a sentire forte il “richiamo del nord”, come lo chiama lui. L’interruzione del primo viaggio e la parentesi parigina erano stati un modo per prendere fiato. Aveva avuto la fortuna di vedere il sole sorgere e tramontare per 7 mesi, ormai nasceva la voglia di vedere come sarebbe continuato a cambiare salendo verso il nord, fino ad arrivare al sole di mezzanotte: “non esiste denaro che possa pagare una sensazione del genere”, dice.

Secondo viaggio: dalla Sardegna alla Norvegia

Ha iniziato ad allenarsi più seriamente, a studiare e a pianificare il percorso per raggiungere il suo grande sogno, l’estremo nord della Norvegia. Durante la pianificazione, però, si rende conto che arrivarci in bici non gli dà l’adrenalina sufficiente e allora decide di dare sfogo ad altre due passioni: il nuoto e la corsa.

Esiste un periodo in cui l’oceano artico ha una temperatura simile al Mediterraneo d’inverno, quindi l’idea di affrontare la Norvegia anche a nuoto sembrava essere possibile.

Attraversare la Norvegia in bici, poi a nuoto e a piedi richiede una difficile pianificazione! Ci sono alcuni punti dove non si può passare in bici, si susseguono 800 tunnel e 750 km di gallerie dal sud al nord! L’idea era di raggiungere il Circolo Polare Artico in bici, poi nuotare per 230 km attraverso le Isole Lofoten e infine arrivare a piedi al Polo Nord. 

I limiti da superare

Inutile dire che intraprendere un viaggio del genere significa di per sé andare oltre i propri limiti, credere immensamente in sé stessi e nelle proprie capacità. Mauro conosce i suoi limiti e si impegna per superarli, dal punto di vista fisico e mentale. La famiglia lo ha supportato, gli aveva detto del suo progetto un anno prima e nonostante le preoccupazioni, ha saputo dimostrare che sapeva cosa andava a fare, ha studiato per mesi. “Pazzo è chi va senza sapere”, Mauro ha rischi calcolati (tranne le meduse! Leggi il seguito), si rischia più a prendere la bici a Milano che a nuotare nell’Artico secondo lui!

Il limite più difficile da superare, però, dopo aver fatto i conti coi propri limiti e con le perplessità iniziali della famiglia, è stato il giudizio degli altri. In molti gli dicevano “sei pazzo, perché non vai a fare un lavoro come gli altri?”. Ha dovuto costruire uno scudo mentale per proteggersi da quello che diceva la gente, il giudizio degli altri contava molto per Mauro. Questo viaggio estremo gli ha dato la sicurezza per contare sempre di più sul proprio di giudizio e mettere a tacere quello degli altri, per lo meno dentro sé stesso.

Dal pedale rotto in Sicilia alla pioggia della Norvegia

Mauro ha intrapreso questo viaggio da solo, ma le persone incontrate durante il cammino, sono state una grande risorsa.

È partito dalla Sardegna in bici, poi è andato in Sicilia prima di iniziare a salire verso nord e, proprio in Sicilia, si è rotto un pedale. Fortunatamente un altro ciclista lo ha scortato fino in cima un monte e poi un altro e ancora un altro: hanno fatto una staffetta per accompagnarlo fino al meccanico!

Dopo 10 giorni, era già in Trentino e in pochissimo tempo passava dai 40 gradi della Sicilia ai 15 del nord Italia. Tutto cambiava, la natura era completamente diversa, e questa diversità gli dava energia.

Seguivano 10 giorni di pioggia attraversando la Francia e la Germania, poi la Danimarca e passando dalla Svezia per raggiungere finalmente la Norvegia.

Il primo giorno in Norvegia pioveva talmente tanto che non si vedeva l’orizzonte ma era estate e dopo tanto pedalare finalmente arrivava al Circolo Polare Artico!

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Il Mare Artico a nuoto

Al momento di entrare in acqua e l’impatto è terribile, molto più difficile di come lo immaginava. Per fortuna lo accompagnava a bordo di un gommone il suo amico Lorenzo.

C’erano delle meduse giganti, una ogni due metri, non riusciva a concentrarsi. Tutto questo per 230 km!

In Norvegia le scogliere sono a picco, è difficile uscire dall’acqua. Aveva un calzare bucato, ma l’unica opzione era andare avanti, continuare a nuotare per tenersi caldo.

Visualizzava nella mente di essere già a Capo Nord e questo gli dava la forza di continuare.

Ecco un giorno di pioggia fittissima e ininterrotta. Ogni 40 minuti doveva uscire per riprendere temperatura, togliersi la muta e scaldarsi saltellando. Alle 11:30 di sera finalmente usciva il sole, era la “golden hour”.

La tachicardia da sovrallenamento e la salvezza in una famiglia norvegese

Mauro – come ho potuto apprezzare anch’io nei miei viaggi – dice che i norvegesi non sono persone fredde. Avendo finito il cibo in una delle isolette delle Lofoten, lui e Lorenzo si rendono conto che l’unico posto per rifornirsi è dall’altra parte dell’isola. Si avvicinano ad alcune persone per chiedere informazioni che gli dicono: “non troverete mai niente! Cosa state facendo?”. Dopo aver ascoltato la storia di Mauro, ammettono di non aver mai visto una persona a nuoto da quelle parti! Hanno ospitato lui e Lorenzo, gli hanno dato del cibo e dei letti in cui dormire. A quel punto Mauro aveva una continua tachicardia per il sovrallenamento: il riposo è stato importantissimo!

“In Norvegia non c’è quasi nessuno, più vai a nord più le persone sono calorose perché sono felici di vederti”, dice Mauro.

Il giorno seguente il mare è viola, l’umore è bassissimo e la app del meteo dà previsioni terribili: “mai guardare il meteo!”.

Il giorno che sembra l’apocalisse

Mauro raccoglie le energie mentali per entrare di nuovo in acqua “in un giorno che sembra l’apocalisse”. Lorenzo è il suo supporto psicologico e fisico.

Tra gli altri imprevisti ci sono le maree. Ogni 5 ore il livello del mare sale o scende di 5-6 metri. Portandosi dietro anche il gommone, ogni volta che escono dall’acqua devono attraccare da qualche parte, ma le scogliere sono a picco e il gommone si buca proprio a causa della marea.

Mauro è accecato dalla voglia di terminare il percorso, Lorenzo vacilla, teme sia una missione impossibile!

Per fortuna i due amici ricevono aiuto dall’unico abitante dell’isola che ha un nastro super adesivo con cui riescono a riparare il gommone.

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L’ultimo giorno a nuoto

Siamo all’ultimo giorno a nuoto, l’ultimo chilometro e mezzo è stata la parte più fredda, più esposta dell’Artico. Mauro ha la corrente contro, delle piccole ondine gli arrivavano dietro il collo, è come avere del ghiaccio che entra costantemente dietro la schiena. Non poteva fermarsi, ogni giorno perso era un disastro! Il suo amico Lorenzo sarebbe dovuto ripartire l’indomani. 

Quel giorno ha raggiunto il suo tra traguardo a nuoto. Col volto bruciato dal freddo, rimasto viola per un paio di giorni, è arrivato a destinazione. Al suo arrivo, un gruppo di persone si sono radunate sulla spiaggia e gli hanno fatto festa! Sono poi andati a bussare a una porta, dovevano ricaricare tutti i supporti elettronici, il passaparola è stato gigantesco! Gli ha aperto una poliziotta che subito ha detto: “fammi vedere i documenti! Non è possibile attraversare il confine a nuoto!”, poi li ha ospitati in casa col riscaldamento a 30 gradi e ha dato 1,5 kg di pollo a testa!

Andare a piedi, in bici, a nuoto, sono percepiti come mezzi non violenti: si è esposti, vulnerabili, e le persone sono più propense ad accoglierti, si fidano ad avvicinarsi.

A piedi dalle Lofoten a Capo Nord

Il giorno successivo Mauro parte, da solo, a piedi. Non poteva stare con meno di 16 kg sulla schiena per le scorte di cibo e l’attrezzatura. Cammina per 35-40 km al giorno. I suoi piedi distrutti, piove costantemente.

Passa un solo giorno in compagnia di due persone che stavano facendo il giro della Norvegia a piedi.

Uno dei desideri di Mauro era di vedere le renne, ma se ne stava quasi dimenticando, così preso dalla sfida con sé stesso e gli elementi della natura! Nel nord della Norvegia ne vede tantissime, gli sembra di essere nel mondo dei sogni.

Il tunnel sotto al mare

Prima di Capo Nord c’è un tunnel di 7 km che scende a 200 metri sotto il livello del mare. Fa come una “V” e nel punto più basso, al centro, non c’è ossigeno! Poi continua in salita per altri 3,5 km. Ci sono delle ventole, ma quando è passato Mauro non erano in funzione. Giunto in mezzo al tunnel, a piedi, pensava solo a spingere sulle gambe e andare avanti. Poi finalmente si sono accese le ventole! Mauro ha la mentalità di quello che vuole continuare sempre, si concentra su ciò che ha, non su ciò che non ha.

Uscito dal tunnel, era al limite con le scorte di cibo, il prossimo villaggio era a 30 km e aveva già percorso 40 km quel giorno. Incontra una nonnetta, in una casina un mezzo al nulla. Decide di ospitarlo a casa sua, era un’artista conosciuta in Norvegia! Gli ha fatto vedere le sue sculture, bellissime. Un’altra delle sorprese del viaggio.

Il record

Mauro è stata la prima persona a raggiungere Capo Nord con un triathlon di 7000km, poteva essere riconosciuto come il triathlon piu lungo ma ritenevano che la distanza percorsa a piedi non fosse sufficientemente lunga. Mauro decise comunque di fermarsi lì. 

Se quella sfera d’acciaio fosse stata un milione di chilometri più lontana l’avrei raggiunta comunque. Non era la fama, la ricchezza, la gloria o il pezzo di carta. Non c’era nessun’altra cosa e nessuna persona che avrebbero potuto rendermi piu felice di così. In quel momento ero la persona piu ricca del mondo”.
 
Mauro aveva reso reale quel film che avevo proiettato nella sua mente infinite volte e niente poteva renderlo più felice. “Non sono gli altri a doverti dire dove vuoi arrivare… soltanto tu puoi decidere qual è il tuo sogno“. Questo dice Mauro, non dobbiamo cercare l’approvazione degli altri: maggiore è la fatica, il sacrificio e la sofferenza per realizzare i tuoi sogni e maggiori sono la soddisfazione e la felicità quando li raggiungerai. E quella felicità resta dentro per sempre.

Dettagli tecnici

Mauro ha usato una semplice bici da corsa in carbonio. È stata una scelta obbligata dettata dalla mancanza di tempo e sapeva che sarebbe andato in bici fino al Circolo Polare e ci sarebbero state sempre città e villaggi.

Il suo zaino era di 17 kg, con solo un cambio di scarpe. Dopo il primo viaggio si era reso conto che dopo i primi 40 km “porti oggetti solo perché hai paura“, quindi meglio liberarsene.

Mauro in bici non usa il computerino per i km da anni, riesce a connettersi meglio con se stesso e la natura.

Per poter mettere a punto il suo piano di viaggio, prima di partire ha lanciato una raccolta fondi in cui ha raccolto poche migliaia di euro. In principio voleva affrontare la parte del nuoto in massima sicurezza, contrattando un’agenzia specializzata che lo seguisse in barca, ma costava troppo! Il piano B è stato l’acquisto del gommone da 160 kg e l’aiuto insostituibile del suo amico Lorenzo. Con quei soldi è riuscito a pagarsi il grosso delle spese di viaggio e ad affrontare i prezzi folli della Norvegia. Qualche sponsor ha saputo della sua spedizione e ha deciso di fornire abbigliamento e integratori.

Cosa hai imparato di nuovo di te nel viaggio in Norvegia?

In questo viaggio estremo Mauro ha imparato che l’impossibile è possibile,

“Sono più importante io, quello che credo io, che il giudizio degli altri” mi dice.

Mauro crede in sé stesso e nell’universo. I 19000 km percorsi sono andati tra alti e bassi, ma ogni volta che c’è stato un imprevisto, poi c’è stato il contro imprevisto. Sarà l’universo? Gli dà fiducia pensarla così.

Oggi Mauro è un coach, uno speaker motivazionale e un atleta.

Resto in attesa del suo prossimo viaggio! Sono sicura che saprà stupire tutti ancora una volta.

Update coronavirus: Mauro aveva ricominciato ad allenarsi in bici nel nord Italia, è riuscito ad arrivare in Svizzera dove è stato costretto a fermarsi per il lockdown generale. Ha prodotto il video del suo triathlon e adesso che è fermo studia il tedesco.