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  • DATA: 13-08-2020
  • LUOGO: Danimarca

STATO DI PROVENIENZA

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Danimarca

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I miei Tips – Danimarca

In Danimarca è bello fare un viaggio “on the road” per apprezzare le coste, i paesini, le spiagge e le città. Cosa vedere – i miei Tips – Danimarca

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Hygge o la felicita' in Danimarca

Il viaggio di quest’anno è stato strano. Dopo tanti mesi chiusi dentro casa e tanti viaggi annullati ci siamo chiesti cosa avremmo potuto fare in estate. Avevamo a disposizione il camper dei genitori di Luca – puoi leggere la storia del camper qui – ma andare in giro per le spiagge italiane non ci sembrava il massimo, temevamo l’affollamento e il caldo infernale. Abbiamo optato per una rotta nordica molto solitaria e senza grandi programmi abbiamo puntato verso la Svizzera. Il contatto umano mi manca moltissimo! A parte alcuni amici di vecchia data incontrati nel percorso, non abbiamo potuto stringere amicizia con la gente del posto… social distancing “docet”.

Dalla Svizzera abbiamo attraversato il sud della Germania, poi la Francia, il Belgio e il Lussemburgo per arrivare a casa di amici in Olanda. Istintivamente abbiamo fatto una puntatina ad Amburgo e Lubecca e la naturale prosecuzione di quell’itinerario ci è sembrata la Danimarca. Il bello di viaggiare “on the road” è che ci si può fermare ovunque e la mia filosofia di viaggio è proprio l’assenza di programmi: “vediamo dove ci porta la strada”.

Così è stato anche in questi ultimi mesi in cui abbiamo esplorato alcune parole con Massimo (vedi la rubrica #Parole) come in un viaggio dove non importa tanto la meta, anzi, forse la meta non ce l’abbiamo proprio, ma ci godiamo il percorso, lo snodarsi della strada e del pensiero con solo alcuni punti fissati prima in testa, come dei cerchietti sulla cartina o dei pinpoint su Googlemaps in questo o quel posto, ma forse neanche ci passiamo perché la strada, la curiosità, l’intuizione, ci portano da un’altra parte.

Entriamo in Danimarca

Ebbene, questo viaggio ci ha portato fino in Danimarca che abbiamo interpretato come la nostra meta ultima prima di prendere la strada del ritorno. Siamo entrati con un po’ di preoccupazione perché sul sito della Farnesina c’era scritto che forse non ci avrebbero fatto passare il confine – servivano 6 notti prenotate da qualche parte – ma il poliziotto alla frontiera ci ha sorriso e ci ha fatto passare dopo le domande di rito legate al coronavirus.

Che strano vedere confini in Europa… Ho viaggiato in lungo e in largo e l’Europa è la mia casa, faccio parte della “generazione Erasmus” e dai 18 anni in poi per me l’Europa ha significato sempre libertà di movimento, di espressione… vedere una “dogana” mi fa impressione! Nonostante tutte le nostre differenze, siamo parte di un esperimento politico irrinunciabile, di questo sono sempre più sicura negli anni. Non dico che sia facile, ma ci credo davvero che si possa vivere in pace nel rispetto di tutti e che il nostro livello di benessere dipenda in gran parte da quel meccanismo che chiamiamo Unione europea.

Entrati in Danimarca, ci siamo fermati nella prima cittadina storica, Ribe, non lontana al confine con la Germania e passeggiando per le stradine e per le case tradizionali, mi è risuonata in testa una parola che avevo dimenticato: hygge. Così sono tornata con la mente al viaggio nella parola “Felicità”, felicità come emozione esplosiva con la gioia, ma anche come ricerca di benessere e serenità, come l’avere qualcosa di sé da offrire al mondo.

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Ingresso di una casa a Ribe

Hygge, una forma di felicità

Hygge si pronuncia in danese “hugga” – che mi riporta ad “hug” dell’inglese, abbraccio, ma non so se siano legate – e si traduce alla lettera con “calore, intimità”. Passeggiando per Ribe o in qualunque cittadina danese le finestre delle case che danno su strada non hanno tende. In molte città del nord Europa è così e ho sempre pensato che fosse legato al far entrare in casa più luce possibile visti i mesi di buio invernale. Quando ho vissuto al nord, mi procuravo sempre delle tende scure e pesanti da mettere almeno in camera da letto!

Riflettendo sulla parola Hygge e guardando le finestre delle case, mi sono resa conto che nella maggior parte vicino ai davanzali ci sono candele, statuine, oggetti carini in esposizione – si vedono anche quando si viaggia in strade più grosse a una certa velocità – e che le case al loro interno sono arredate in modo accurato e “caldo”. Allora quelle finestre sulla strada che lasciano uno scorcio sull’intimità di una famiglia o di una persona mi sono sembrate un invito: “entra pure! Sentiti accolta, qui c’è spazio!”.

Hygge significa per i danesi creare un’atmosfera accogliente e godersi il bello della vita con le persone a cui si tiene di più. La luce di una candela accesa è hygge, fare un pic nic in mezzo a un prato è hygge, chiacchierare delle piccole e grandi cose con gli amici è hygge. Forse anche per questo nel 2017 i danesi sono stati dichiarati da uno studio internazionale come il popolo più felice al mondo. Le classifiche lasciano il tempo che trovano, ma mi è bastato camminare per le stradine di Ribe o per i prati dell’isoletta di Mandø, per capire che l’amore e la cura del bello è ovunque, il mondo è hygge.

Hygge, il benessere

Hygge deriva dall’antico norvegese dove aveva un significato simile a “benessere”. I danesi lo usano continuamente nella loro vita quotidiana e, sebbene di sicuro avranno anche loro i loro problemi e limiti, questa meta così hygge mi ha permesso di trovare un po’ di quella tranquillità che non è proprio mia compagna di vita, di passare delle ore in un prato a far niente, di ricevere i sorrisi e l’allegria di gente tanto bionda (sempre a debita distanza eh! il covid non ce lo siamo dimenticato), di guardare la cura dei giardini e delle strade, il rispetto del bene pubblico quasi con invidia.

Ho scoperto anche che la Danimarca è tanto gialla: la immaginavo verde in estate, come la Norvegia o la Svezia, e invece è un Paese molto agricolo e ovunque ci sono campi di cereali, trattori, animali al pascolo e spesso odore di concime. Poi ci sono tantissime spiagge: una costa lunga 7300 km! Ho visto foche, delfini, e nei boschetti prima delle spiagge anche qualche cerbiatto!

Il giallo per me è il colore della possibilità, dell’allegria, dei giochi dei bambini. Forse avevo bisogno del giallo della Danimarca per ricaricare un po’ le batterie e per dare di nuovo peso alla semplicità delle cose piccole e al benessere che ne deriva, una conferma di quanto apprezzato durante il lockdown. A volte serve andare lontano per tornare più vicini

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Isola di Mando
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Isola di Mando
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Spiaggia vicino Skagen
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